Sono passati ormai due anni da quando gli operatori del 118 di Lucca hanno riagganciato il telefono e abbandonato la palazzina ex Omni, a fianco del Campo di Marte. Il 19 gennaio 2016 è stato il giorno dello “shift”: da quel momento tutti i lucchesi che compongono il 118 si sentono rispondere da un operatore dell’ospedale di Camaiore, dove il servizio è stato centralizzato. Qui ha sede la centrale operativa 118 Alta Toscana e vi confluiscono tutte le chiamate di emergenza provenienti dai territori di Massa, della Versilia e della Lucchesia. Dato che quei tre numeri si compongono solo in caso di estrema necessità – quando davvero “una telefonata allunga la vita”, come recitava un celebre spot televisivo – la novità era stata accolta con scetticismo e preoccupazione.
«Chissà quanto ci metteranno ad arrivare i mezzi di soccorso ora che le indicazioni gliele da un operatore versiliese che non conosce le nostre strade», questo il commento più in voga all’epoca. Ancora oggi ogni tanto capita di sentire simili ragionamenti. Timori infondati visto che il servizio è in linea con le attese anche dal punto di vista dei tempi di intervento.
I numeri parlano chiaro: sul territorio dell’ex Asl 2 l’intervallo allarme-target, ossia il tempo che passa dalla chiamata di soccorso all’arrivo del primo mezzo sull’obiettivo è in media di 16 minuti. Lo standard minimo richiesto dalla regione Toscana è di 18 minuti. Lo si ricava sul settantacinquesimo percentile di tutti i codici rossi e gialli. In pratica, eliminando gli estremi (ovvero i tempi di risposta molto veloci o molto lenti) vengono fuori i 18 minuti.
Nessuno lo dice apertamente ma a quanto pare prima della creazione della nuova centrale unica i tempi di intervento sul territorio dell’ex Asl 2 superavano questa soglia. Non sappiamo se la voce sia vera o no, ma di certo le performance non sono peggiorate. Anzi e il motivo del miglioramento è semplice: «Ormai il 99% delle ambulanze – spiega il dottor Andrea Nicolini, direttore della centrale operativa Alta Toscana – sono dotate di smarthpone e tablet, il cui gps permette di geolocalizzare i mezzi e di visualizzarli in tempo reale sulla mappa che l’operatore della centrale ha davanti al monitor. In questo modo può verificare il percorso e segnalare subito eventuali errori. Purtroppo ogni tanto qualche malvivente senza scrupoli si permette di rubare i device dalle ambulanze proprio mentre i nostri operatori stanno svolgendo un servizio: sul territorio l’ultimo furto è avvenuto a Capannori, qualche mese fa». La tecnologia (quando non viene rubata) dà una mano a ridurre le attese. Ma in Alta Toscana c’è chi fa meglio di Lucca: Massa, ad esempio, ha un tempo di arrivo sul luogo dell’incidente di 14,4 minuti. «Sulla Piana di Lucca – spiega Nicolini – siamo sui 13 minuti, un tempo analogo a quello della Versilia e della parte costiera di Massa . È chiaro che la soglia si alza quando dobbiamo raggiungere località isolate in Garfagnana, percorrendo strade in cui è opportuno moderare la velocità».
Su Lucca 84 missioni al giorno. In totale le missioni di emergenza gestite dalla Centrale operativa Alta Toscana nel 2017 sono state 94.835 (trend costante) di cui 33.321 su Versilia, 30.245 su Massa-Carrara e 30.897 su Lucca. In pratica 84 al giorno, e 3,5 ogni ora. Il 17% di queste missioni sono in codice rosso (quindi grave), il 60% in codice giallo e il 23% in codice verde.
Un’altra particolarità riguarda il trattamento dei pazienti con infarto cardiaco. Nel 2017 sono stati 240, di cui 78 su Lucca: «Per ridurre al minimo i tempi vengono trasportati direttamente dall’abitazione in sala emodinamica per l’angioplastica – spiega Nicolini – Si salta, in pratica, il passaggio dal Pronto soccorso. Il 96% dei pazienti ci arriva in 120 minuti dall’esordio della sintomatologia». Un altro buon dato è quello relativo al trattamento degli arresti cardiaci extra-ospedalieri, casistica che presenta un tasso di mortalità tra i più elevati a livello mondiale e che ha spinto molte associazioni a donare a Comuni e città defibrillatori “pubblici”. «Nel territorio di Lucca nel 2017 ci sono stati 113 casi – spiega Nicolini – di questi 21 sono stati ripresi e trasportati in ospedale.
La media è del 18,58%, un buon dato. Occorre tenere presente che i nostri operatori hanno la mappa di tutti defibrillatori “pubblici” presenti sul territorio e sono in grado di indicare all’utente la presenza di un defibrillatore nelle vicinanze».
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